Tra i ghiacci del Pacifico in barca a vela
Alaska
02/12/2003
Francia-Alaska: 100 giorni di mare. Quelli vissuti da Michèle Demai, affermata giornalista parigina che, dopo una vita passata sotto le luci televisive, un giorno decide di partire. Lascia la capitale, le figlie, una brillante carriera televisiva e parte verso l’Alaska. Non un’esotica meta tropicale ma la morsa gelida dei ghiacci del Nord. Con la barca a vela da lei stessa costruita, Nuage, insieme al suo unico marinaio, il bretone Thomas, e al suo gatto Pungo, naviga per cento giorni attraverso l’Atlantico, il canale di Panama e il Pacifico, fino a una terra dal nome magico: Alaska.
Alaska Dream è il racconto di questo viaggio che ha dell’incredibile, di un sogno realizzato che continua a premere nella memoria con straziante nostalgia:
Ho nostalgia dell’Alaska, questo paese delle meraviglie dove ho passato tre estati. Una nostalgia crescente e quasi insopportabile…Continuo a sognare non il calore dei tropici, le lagune blu e le spiagge dorate, ma la purezza dei ghiacci, del Grande Nord e dell’immensità solitaria delle alte altitudini.
Dopo tre estati, il primo inverno, l’esperienza mancante, il richiamo del freddo. Il luogo predestinato, una fessura in un fiordo di Gut Bay, sull’isola di Baranof. Questo lo scenario inverosimile su cui si dipana il racconto appassionato di Michèle, a metà libro, fluente, intenso e ricco di particolari vividi, di quelli che diventano fotografie istantanee dal posto. Finita la stagione turistica, rimane la nudità inesplorata del luogo, il cuore pulsante del Pacifico ghiacciato. Una cronaca avvincente di cinque mesi alla scoperta di un mondo selvaggio, la Grande Terra, l’Ultima Frontiera, tra leggende, storie di orsi e di salmoni migratori, lupi di mare e balene con la gobba, mangiatori di carne cruda.
Un viaggio scomodo, più che scomodo, estremamente ed emblematicamente personalizzato, pochi orpelli, solo una ferrea necessità. Inseguire un sogno. Avere un sogno aiuta a vivere, insegna Michèle, e la sua esperienza ne suggella la pregnante veridicità. Impariamo ad amare un posto bello sì, lo sappiamo tutti, ma inospitale, rispetto ai luoghi comuni (come la febbre dei tropici). Si sente poco parlare di febbre da ghiacci, le mete polari richiedono una motivazione in più, quella che solitamente manca per chi è in cerca di una vacanza rilassante. Ci si può ammalare anche di mal d’Alaska. Questo è poco ma sicuro.
Michèle, grande viaggiatrice, appassionata di navigazione, ha portato a termine cinque traversate dell’Atlantico e due del Pacifico e ha percorso più di ottantamila miglia nautiche. Attualmente vive sulla sua barca.
MICHÈLE DEMAI
Alaska Dream
Magenes Editoriale
coll. Maree Storie di mare
pp.222, 14,00 euro.
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