Le possibilità della tecnica
Chuck Close al lavoro
04/03/2002
In occasione della presentazione alla stampa della prima esposizione italiana dedicata a Chuck Close, abbiamo incontrato, nelle sale dell'American Academy di Roma, questo straordinario artista.
Osservando le sue opere, la prima cosa che colpisce è che in esse la tecnica sembra giocare un ruolo molto importante. Che cos'è per lei esattamente la tecnica, un filtro fra il soggetto e il quadro? Un mezzo? O costituisce invece lo scopo stesso dell'opera?
C.C."La tecnica in sé non basta a garantire che l'opera sia interessante, non è come un esperimento scientifico, in cui a date premesse devono corrispondere dati risultati. L'aspetto interessante della tecnica risiede proprio nella possibilità di cambiarla, di sperimentarne altre e diverse, per realizzare quello che tu vuoi. Quando mi metto al lavoro, in un certo senso so che l'opera finale assomiglierà alla fotografia, conosco quindi la destinazione, ma non la strada. Adottare una tecnica piuttosto che un'altra rende molto diverso il percorso. Nel mio lavoro io voglio orchestrare per l'osservatore esperienze che riflettano il mio percorso, attraverso le cose che a me interessano. Il fatto di riutilizzare più volte lo stesso soggetto e la stessa immagine di partenza, mi consente di spingermi ogni volta attraverso un cammino diverso, permettendomi di verificare a quale esperienza diversa mi conduce questa tecnica nuova, questo nuovo cammino.
L'ispirazione è una cosa da dilettanti, io non aspetto mai di essere ispirato, per me l'importante è iniziare un processo e seguirlo fin dove mi porta, le idee nascono dal lavoro stesso, non sono mai preconcette. Per questo non mi piace quando le mie opere vengono accostate alle immagini digitali: il computer serve a risparmiare il lavoro, mentre a me interessa proprio il lavoro in sé. Per lo stesso motivo non uso nessun espediente meccanico per riprodurre la fotografia sul supporto pittorico (come faceva invece, ad esempio, Andy Warhol, che proiettava l'immagine su tela), mi limito a trasferire l'immagine utilizzando la "griglia" e a riempire mano mano i vari riquadri".
Nonostante il fatto che lei dipinga solo persone con cui ha una relazione emotiva, se non un rapporto diretto, le sue "teste" appaiono estremamente fredde, oggettive, quasi prive di contenuto emozionale. Da dove nasce questa apparente contraddizione?
C.C."Io tento di presentare l'immagine del soggetto in maniera molto semplice, come fosse una fotografia su un passaporto, senza commento personale, né contenuto emotivo. Tuttavia credo fortemente che un volto sia come una mappa stradale della vita della persona cui appartiene. Se nella vita ha riso molto, avrà le rughe ai lati della bocca, se è stato spesso accigliato avrà le rughe intorno agli occhi, o sulla fronte…Perciò se io lo rappresento esattamente com'è, tutti noi possiamo "leggere" molto bene il soggetto…credo che nelle mie opere si senta l'umanità, intesa come quel "qualcosa" che noi tutti condividiamo".
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