Guerra al mondo libero

La regia televisiva del Terrore
 

12/09/2001

I siti di Nexta.com si occupano normalmente di infotainment e non toccano temi di cronaca anche se di rilievo internazionale, tuttavia l'attacco terroristico senza precedenti di martedì 11 settembre che ha colpito gli Stati Uniti e con essi tutto il mondo libero - e verso il quale esprimiamo tutto il nostro orrore-ci spinge a formulare alcune riflessioni su temi che riguardano il mondo che tutti abitiamo e toccano nemmeno troppo indirettamente anche gli argomenti protagonisti dei nostri siti. "Ci sono più cose in cielo e in terra che nella tua filosofia, Orazio" Scriveva Shakespeare nell'Amleto. E quanto vediamo oggi dai nostri schermi televisivi supera di gran lunga ogni finzione che l'intera industria hollywodiana sia mai stata in grado di immaginare. La Pax Americana, che è stata finora la base del prosperare delle diverse forme di arte e di entertainment che ne sono il prodotto e lo specchio, vacilla sotto il peso delle 200.000 tonnellate di acciaio e cemento che seppelliscono l'estremità sud di Manhattan in una nube di cenere e di macerie. Due simboli perfetti della modernità: le torri gemelle e i Boeing 767 sono uniti in una macabra danza che porta orrore e distruzione nel cuore della capitale dell'economia e della cultura occidentale, mentre in heavy rotation le televisioni del pianeta ripetono allo spasimo le sequenze dell'impatto dei due aerei e del crollo delle torri in una sorta di videoclip dell'assurdo che scuote le nostre coscienze, mentre le parole dei commentatori aggrappati ai primi brandelli di informazione non colmano il senso del vuoto e della tragedia umana, ma in qualche modo lo echeggiano. Chi ha colpito gli Stati Uniti – e con essi il mondo libero – lo ha fatto conoscendo bene le nostre debolezze, non solo quelle della sicurezza negli aeroporti, ma soprattuto quelle della psicologia occidentale--a partire dal culto delle immagini--scegliendo forse i due simboli più noti del mondo americano per ottenere insieme un danno materiale enorme e una spettacolarità senza precedenti, con uno sforzo relativamente piccolo. Quattro commandos di pochi fanatici, armati pare di coltelli e taglierini hanno prodotto un danno gigantesco scuotendo nel profondo le certezze dell'America e con essa dell'intero mondo libero. E la paralisi delle comunicazioni telefoniche e di intere regioni di internet seguite agli attentati sono un'altra dimostrazione di quanto possa essere fragile l'infrastruttura su cui si regge il nostro mondo e con essa anche la pace che pensavamo di avere conquistato. La causa di questo disastro porta un solo nome: odio. Solo l'odio più viscerale e il fanatismo più cieco possono produrre una volontà di annientare il prossimo di queste dimensioni, che i media non fanno che amplificare. La lezione che stiamo imparando non è quella che ci porterà necessariamente a limitare le libertà di tutti per garantire la sicurezza negli aereoporti e in tutti i luoghi simbolo delle nostre città al fine di difenderci dalla furia assassina di pochi fanatici. Né tanto meno quella che vorrebbe incriminare fin d'ora tutti quelli che hanno l'unica colpa di non essere bianchi e in particolare un miliardo di islamici che non c'entrano con l'accaduto, in una sorta di nuova caccia alle streghe. La lezione che non dovremmo dimenticare è che se vogliamo continuare ad abitare in un mondo libero, dovremmo per primi imparare a non diffondere odio e violenza, che anche nella sua forma liberatoria – quella della finzione mediatica – rischiano di non produrre altro che ulteriore violenza, paura dell'altro e peggiori devastazioni. Solo il rifiuto della violenza, la tolleranza e la libertà possono aiutarci a costruire un mondo migliore, abitato da una comunità mondiale che non sia separata da baratri di differenza e di odio. In qualsiasi parte del mondo abitino, sono coloro che non riescono a reggere l'onda del cambiamento portato da una modernizzazione e da una circolazione internazionale accelerata, a rispondere con la paura, chiudendosi a difesa di tradizioni mitizzate in fondamentalismi che degenerano nei fanatismi che aizzano la violenza suicida. Nelle capitali europee sono vibrate onde di panico. Gli abitanti di New York in questo momento sono invece sorprendentemente tranquilli e si moltiplicano le manifestazioni concrete di solidarietà, come le donazioni di sangue nei numerosi ospedali della città. Possa la risposta degli Stati Uniti e del mondo libero che abitiamo non essere cieca come quella dei terroristi che hanno colpito, e dimostrare una superiorità etica che in questo momento sarebbe anche troppo facile voler trascendere.