Firenze incontra Shanghai

 

L.S.

06/07/2013

Firenze - Lunedì 8 luglio, dopo un lungo periodo di chiusura speso nella messa in sicurezza della struttura che fu teatro di due tragici incidenti mortali, riapre il Forte Belvedere a Firenze, con la rinnovata funzione di spazio museale destinato all’arte contemporanea. Ad accompagnare il taglio del nastro che avverrà alla presenza del sindaco, Matteo Renzi, sarà la mostra dell’artista cinese Zhang Huan, “L’anima e la materia/Soul and Matter”, in un percorso che dai bastioni si estenderà fino ai saloni di Palazzo Vecchio.

L’artista cinese, presentato per la prima volta in Italia nel 2010 con una personale al Pac di Milano, e celebre per le sue opere di dimensioni imponenti realizzate con la cenere degli incensi recuperati nei templi buddisti distrutti, presenterà dipinti, sculture e le più recenti opere realizzate in pelle di vacca, in un cammino che avrà il suo ingresso ideale di fronte all’imponente opera “Three Heads, Six Arms”.

La mostra, ideata e curata da Olivia Turchi e promossa dal Comune di Firenze in collaborazione con Il Gioco del Lotto, intende stabilire un asse immaginario che colleghi due capitali culturali: Firenze, culla del Rinascimento, e Shangai, principale polo creativo del XXI secolo. Sul loro dialogo poggerà un percorso espositivo progettato dall’Assessorato alla Cultura e alla Contemporaneità, che intende unire e mettere a confronto tradizione e sperimentazione, Oriente e Occidente, realtà terrena e spiritualità.

Nella sera dell’inaugurazione, slittata di due settimane rispetto al programma a causa di un guasto alla nave che trasportava le gigantesche sculture, il Forte e la mostra avranno ingresso gratuito fino alle 21:00.

Zhang Huan è nato nel 1965 a An Yang City, provincia di Henan, e dopo aver soggiornato a New York per sette anni tra il 1998 e il 2005, si è stabilito a Shangai dove attualmente vive e lavora. La sua arte è celebrata nei più importanti musei del mondo, dal MOMA, al Guggenheim, al Metropolitan di New York, al Centre Pompidou i Parigi, all’Hara Museum of Contemporary Art di Tokio, passando per l’Israel Museum di Gerusalemme.

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