Tabula Picta. Dipinti tra Tardogotico e Rinascimento
![Maestro della Lamentazione di Scandicci, Madonna col Bambino e San Giovanni Battista. Olio su tavola, Ø 83.9 cm Maestro della Lamentazione di Scandicci, Madonna col Bambino e San Giovanni Battista. Olio su tavola, Ø 83.9 cm](http://www.arte.it/foto/600x450/15/81875-scandicci-assieme_m_.jpg)
Maestro della Lamentazione di Scandicci, Madonna col Bambino e San Giovanni Battista. Olio su tavola, Ø 83.9 cm
Dal 23 Novembre 2018 al 01 Febbraio 2019
Milano
Luogo: Galleria Salamon - Palazzo Cicogna
Indirizzo: via San Damiano 2
Orari: dal lunedì al venerdì 10-13 / 15-19
Curatori: Matteo Salamon
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02 7602 4638
E-Mail info: info@salamongallery.com
Sito ufficiale: http://www.salamongallery.com/
La Galleria Salamon di Milano ha in serbo per novembre 2018 una mostra a dir poco “preziosa” per la tipologia delle opere che esporrà e per la ricerca che la precede.
Sarà dedicata ai “fondi oro”, da sempre oggetto di un amore appassionato da parte dei collezionisti che ora sta registrando un autentico “ritorno di fiamma”.
La mostra “Tabula Picta. Dipinti tra Tardogotico e Rinascimento”, aprirà presso la Galleria Salamon, in Palazzo Cicogna a Milano, il 23 novembre 2018 per concludersi il 1 febbraio 2019. Curata da Matteo Salamon, presenterà 15 dipinti su tavola, tutti databili tra l’ultimo quarto del Trecento e l’inizio del Cinquecento.
Quello che si svelerà agli occhi del visitatore di Palazzo Cicogna sarà un percorso articolato lungo la nostra penisola che parte dal Lazio e dalle Marche, e attraversando la Toscana, approda nel nord est senza tralasciare la Lombardia. Non la tradizionale mostra di fondi oro di area toscana, quindi.
Le tavole documentano un’Italia chiaramente di territori, in cui tutti gli artisti cercano di parlare una stessa lingua pur con inflessioni e sostrati originali e diversi. Ne risulta un importante confronto fra civiltà, che percorrere l’intero Quattrocento: un’epoca che, come sosteneva Roberto Longhi, non vede l’irradiazione di una temperie formale da un ‘centro’ verso tante ‘ periferie” come accade ad esempio in Francia nello stesso periodo – quanto piuttosto la simultanea espressione di lingue differenti.
Ciascuna delle 15 tavole rappresenta un capitolo mai secondario della storia dell’arte nell’Italia del ‘400. Tra i Maestri presenti, il fiorentino Niccolò di Pietro Gerini, formatosi alla bottega dell’Orcagna e riferimento, a partire dagli anni ’70 del ‘300, della grande committenza fiorentina. Testimone della maggiore bottega attiva a Roma nella seconda metà del secolo fu invece Antoniazzo Romano, presente in mostra con un capolavoro della fase tarda della sua folgorante carriera. Allievo tra i più dotati del Ghirlandaio, il cosiddetto Maestro dell’Epifania di Fiesole è eccezionalmente presente con dipinto espressione di un linguaggio autonomo, che coglie con straordinaria capacità i dettami del suo maestro insieme al nuovo portato da Botticelli e Jacopo del Sellaio. Allievo, verosimilmente, del Perugino è il Maestro della Lamentazione di Scandicci, qui presente con un capolavoro che si evidenzia per la finezza del brano paesistico.
“Le opere, tutte di autori italiani, – osserva Matteo Salamon – sono accomunate anche da uno straordinario stato di conservazione, il che in un certo senso rappresenta una felice anomalia nell’ambito del collezionismo italiano. Fino a pochi anni fa, a differenza di quanto accadeva nel Regno Unito o negli USA, in Italia si privilegiava la suggestione del nome del grande artista rispetto alla qualità conservativa del dipinto”. L’autore dunque veniva considerato più importante dell’opera stessa, in ossequio a una tradizione critica che in Italia ha la sua origine nei volumi di biografie di pittori, scultori e architetti.
Un altro, e non secondario, elemento connota le opere selezionate per questa raffinatissima esposizione ed è la certezza dell’autografia: le attribuzioni, precise e inappuntabili, nascono dalle ricerche e dal contributo degli esperti di riferimento per ciascun ambito culturale e spesso dal rilievo delle pubblicazioni in cui le opere sono state inserite. Ad introdurre autorevolmente il catalogo è un saggio di Mauro Minardi mentre le schede delle opere, che per dimensioni e profondità delle ricerche occorse, assumono il carattere di brevi saggi, sono redatte da Federico Giannini. Ciascuna opere, inoltre, viene accompagnata dalla scheda di conservazione redatta da Carlotta Beccaria.
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