1973 (Ri)Proposte critiche
Dal 22 Aprile 2017 al 14 Maggio 2017
Lissone | Milano
Luogo: Museo d’Arte Contemporanea
Indirizzo: viale Elisa Ancona 6
Curatori: Alberto Zanchetta
Telefono per informazioni: +39 039 7397368
E-Mail info: museo@comune.lissone.mb.it
Sito ufficiale: http://www.museolissone.it/
Da oltre cinquant’anni Lissone è osannata per il suo Premio Internazionale di Pittura, ma per quanto recente sia la storia del Premio Lissone Design, in realtà le sue ra-dici devono essere rintracciate a ritroso nel tempo: al 1936 data infatti la prima edizione delle Settimane Lissonesi la cui programmazione verrà ripresa nel secondo dopoguerra affiancandosi ai Convegni Nazionali degli Architetti, Arredatori e Tecnici del Mobile che larga eco riscossero tra gli anni Cinquanta e Settanta. Queste due iniziative diffusero il nome della cittadina briantea a livello internazionale, e da allora Lissone divenne sinonimo di “arredamento” (così come attestano le esposizioni che le Settimane Lissonesi dedicarono alla Casa arredata nel 1959, ai Nuovi mobili per la casa d’oggi nel 1965 e alla Casa degli anni Settantanel 1970).
Se nel 2015 il MAC ha reso omaggio al trentennale de Le Affinità Elettive, adesso è la volta di riscoprire e celebrare un’altra importante iniziativa che nel 1973 aveva coniugato l’inventiva degli architetti con la perizia degli artigiani lissonesi. Conseguentemente alle lotte del movimento operaio e alla presa di coscienza della collettività, Alberto Salvati e Ambrogio Tresoldi allestirono presso il Centro del Mobile di Lissone la mostra Proposte critiche per 6 alloggi IACP. Incoraggiando nuove strategie d’intervento all’interno degli alloggi residenziali, Salvati e Tresoldi allestirono delle cellule abitative che dovevano soddisfare un fabbisogno reale, incidendo in pari modo sulla trasformazione e l’evoluzione dell’habitat domestico. Rispetto agli ambienti precostituiti dell’edilizia pubblica e agli schemi fissi dell’arredamento convenzionale, una decina di architetti realizzò dei prototipi che rispecchiavano una progettazione organica degli spazi vitali.
Assecondando processi industriali a discapito di quelli artigianali, Frederik Fogh e Luigi Caramella avevano ideato degli arredi modulari svincolati da “l’ansia di novità formale”che caratterizzava la produzione dell’epoca. Sul problema della funzionalità e dell’abbattimento dei costi si erano interrogati anche Jonathan De Pas, Donato D’Urbino e Paolo Lomazzi, i quali concepirono degli arredi che si potevano consumare e aggiustare (come un qualsiasi oggetto d’uso comune). Se Roberto Barbieri e Lella Montecroci avevano cercato di risolvere in modo ergonomico il difficile rapporto tra lo spazio e i mobili, Giotto Stoppino si era impegnato ad abbattere il pregiudizio borghese che considerava la casa “come uno status symbol”. Ben più sovversive erano invece le proposte concepite da Nanda Vigo e Ugo La Pietra. Vigo aveva infatti studiato il problema del singolo individuo e del nucleo familiare sia da un punto di vista sociale che estetico, vaticinando un’immersione nel colore e nel contesto. All’opposto, Ugo La Pietra aveva contestato le soluzioni precostituite proponendo delle “strutture di base” che lasciavano all’individuo la libertà di agire in totale autonomia (al suo progetto venne assegnato il Premio della Città di Lissone e il Compasso d’Oro).
Quelle “proposte” vengono ora ripresen-tate in forma di progetti assieme ad altri materiali d’archivio, perché è nel solco di questa importante storia che deve essere considerata la sesta edizione del Premio Lissone Design che nel mese di dicembre compirà i suoi primi dieci anni di vita.
Inaugurazione sabato 22 aprile ore 18:30
Orari: Mercoledì e Venerdì h10-13; Giovedì h16-23; Sabato e Domenica h10-12 / 15-19
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