Thierry Konarzewski. Enosim il posto delle anime
Dal 22 Marzo 2017 al 14 Maggio 2017
Cagliari
Luogo: Galleria Comunale d'Arte
Indirizzo: Largo Giuseppe Dessì
Curatori: Raffaella Venturi
Enti promotori:
- MiBACT
- Comune di Cagliari
- Musei Civici Cagliari
- Fondazione di Sardegna
- Cagliari Città Europea dello Sport 2017
Telefono per informazioni: +39 070 6777598
E-Mail info: lacchin@villaggio-globale.it
Sito ufficiale: http://www.museicivicicagliari.it/it/
La mostra fotografica che si terrà dal 22 marzo al 14 maggio 2017 alla Cartec - Cava Arte Contemporanea, suggestivo e antico spazio scavato nelle rocce di tufo, attiguo alla Galleria Comunale di Cagliari e annesso ai Musei Civici, diretti da Anna Maria Montaldo, ha per oggetto i rifiuti.
Argomento nevralgico, quindi anche molto frequentato dall’arte contemporanea, ma affrontato dal fotografo in questione, il francese Thierry Konarzewski, con un approccio del tutto singolare, attraverso una ricerca che si distingue dalla moltitudine di variazioni sul tema rifiuti e ambiente tout court.
“Enosim” - dal nome che i Fenici diedero all’Isola di San Pietro in Sardegna - è una mappatura di inquietanti presenze, volti che il fotografo trova e ritrae nella morfologia di plastiche consumate, mutilate e rotte; di bidoni, fustini, taniche, bottiglie arrivate dal mare nelle cale di Carloforte più esposte a venti e correnti.
Sono zone frequentate con assiduità da Konarzewski alla ricerca di seducenti sguardi sottotraccia, in rapporto dialettico, oltre che formale, con la morte delle cose. LA MOSTRA
La mostra, curata da Raffaella Venturi, è una galleria di 27 ritratti in grandi dimensioni (cm.150 x 100) che non possono lasciare indifferenti, per forza espressiva ed evocativa.
“Entità erranti”, le definisce il fotografo, che solo il suo sguardo, da moderno sciamano, sa riconoscere e alle quali dona un’anima - anime erranti, anime guerriere, anime marine - e una forma di bellezza: “una bellezza pericolosa, perché ci sopravvivranno”, come coscienza cattiva di una civiltà decadente. “E’ dunque la visione il punto” scrive Venturi.
“Vedere nel piccolo il grande, nella perdita della forma una nuova forma, nella fine della storia una nuova storia. E aspettare, soprattutto, che sia la luce a rivelare. La luce come epifania, come ultimo baluardo di vita, per questi scarti di umanità”.
I volti che Konarzewski trova e ritrae sono a volte piccole plastiche, resti di polistirolo che stanno in una mano. È una mutazione anche di dimensioni, quella che sceglie il fotografo, che non lavora in postproduzione se non, appunto, per ingrandire. Perché si vedano meglio quei fantasmi, quelle anime che fuoriescono da oggetti di cui l’uomo si è voluto liberare in spregio alla natura.
Presentata all’Espace Fondation EDF di Parigi nel 2015 e a luglio 2016 a Carloforte - con una selezione di dieci ritratti esposti sul molo turistico Marinatour - “Enosim” verte su un tema oltremodo attuale che, grazie alla poetica di questo artista, diventa un monito, un’edificante lezione: quella del rispetto per l’ambiente e della ricaduta su di esso dei nostri gesti, anche i più banali.
La proposta di questa mostra, da parte del Comune di Cagliari con l’Assessore alla Cultura Paolo Frau e dei Musei Civici di Cagliari, offre inoltre un’occasione per ripensare un territorio – quello della Sardegna – attraverso uno sguardo esterno che scardina completamente tutti i luoghi comuni e gli stereotipi di rappresentazione paesaggistico-antropologica e ridisegna un paesaggio differente, un’antropologia oggettuale che ha il merito di colpire l’osservatore, di farsi guardare suscitando stupore: lo stupore della cosa nota che appare completamente trasmutata nella sua più consueta forma e diventa un dispositivo molto più potente, pregno di significati.
Il flacone di detersivo che usiamo e buttiamo, ci ritorna come fantastica apparizione dopo aver attraversato i mari ed essere divenuto, in questo suo errare, parte di un mondo animistico rivelato dallo sguardo - squisitamente plastico e visionario - di Konarzewski che ha assorbito le suggestioni spirituali del villaggio del Benin (in Africa) in cui è nato.
“Sia come sia - annota lo scrittore Thierry Grillet - ciascuno è libero di credere a queste apparizioni o di credere solo a ciò che vede: i riflessi cangianti della materia ed il luccichio delle cose. Ma questa doppia visione che abita le immagini di Konarzewski pone interrogativi sul nostro rapporto con l’immagine. Cosa vediamo? Vediamo veramente ciò che guardiamo o piuttosto vediamo qualcos’altro?”
Nato in Africa il 5 aprile 1960, Thierry Konarzewski trascorre il suo tempo tra Francia e Italia. Direttore artistico di agenzie pubblicitarie, scultore e fotografo, dal 2005 lavora sui temi del caos e del mutamento attraverso lavori fotografici incentrati su relitti e zavorre, intesi come metafora dell’anima umana, della nostra relazione con il corpo, della morte e del sacro.
Inaugurazione: mercoledì 22 marzo, ore 17
Orario: 10.00-18.00; martedì chiuso
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